F. Amerio, Attualità e perennità di Vico. In Giornale di Metafisica I, 2, 1946 pp. 87-95

della natura, del senso, del valore della storia umana : problema eterno, che sì ripropone con maggior evidenza attraverso le vicende del mondo in cui oggi viviamo. La storia è caos o ordine? è accozzamento di fatti individuali o è si­ stema unitario? si inabissa nel capriccio del caso o si eleva nel disegno di un fine? si perde nella malvagità dei molti o si redime nella virtù dei pochi? è abbandonata insomma a se stessa, o è vegliata da una mente suprema? ha un senso o non lo ha? Intorno a codesti interrogativi e intorno a codesti problemi il Vico ha consumato tutta la sua vita di pensatore : egli è il filosofo che vi ha più pro­ fondamente intorno speculato, ed è perciò il più adatto a dare una risposta o„ quanto meno, a indicare un orientamento. Già : se egli fosse quel fondatore della scienza estetica, che vuole Be­ nedetto Croce, o quell’annunziatore della filosofia della mente che vuole Ber­ trando Spaventa, o quel precursore dell’autoctisi, che vuole Giovanni Gentile, ben poco avrebbe il Vico da dire alle ansie e ai problemi di oggi. Ma il Vico non è questo : o non affatto, o non soltanto nè primamente. Il Vico, per dirla con la terminologia tradizionale, è il filosofo della storia. Ed appunto perchè tale, è filosofo d’attualità. Lo sguardo acuto del suo genio il Vico ha ficcato proprio a decifrare il mistero delle aurore e dei tramonti, delle nascite e delle morti, dei dolori della generazione e degli spasimi della morte di popoli e di nazioni ; a decifrare in­ somma il mistero della storia : filosofia della storia. Non è dessa il tentativo d’inquadrare la storia in uno schema estrinseco e, perciò, arbitrario; non è trasposizione anacronistica di finalità e di disegni; non è antropomorfizzazione di un accadere impersonale e adiaforo. Non è neppure appendice inutile e immaginosa alla storia vera, nè variazione esornativa e lette­ raria col pretesto di essa storia vera. È invece naturale, necessario, inelimina­ bile compimento e perfezionamento dell’indagine storiografica : se non si vuole arbitrariamente arrestare il pensiero a un momento del suo cammino, se non si vuole inibirgli di cercare quell’ultima chiarezza a cui aspira con tutte le sue forze. Se l ’indagine filosofica è l’opprofondimento logico di ogni indagine scienti­ fica, se la mente umana in forza del suo stesso movimento e delle sue stesse esigenze passa dalla scienza alla filosofia, e se in questa cerca la spiegazione ultima ed esauriente del reale, non si capisce perchè debba venir ostracizzata la filosofia della storia. La possono ostracizzare solo coloro che si chiudono nel fatto e coloro che chiamano ragione la datità e la positività stessa : coloro insomma che negano la metafisica : il positivismo di ogni forma e lo storicismo crociano, a suo modo una forma di positivismo. Ma ove si riconosca la possibilità e il valore della metafi­ sica, ivi è possibile trascendere la storia come dato e come essere, per giungere alla storia come significato, come legge e dover essere. La metafisica rende possibile la filosofìa della storia. Non per nulla la metafisica è — secondo l’an­ tica definizione — « la filosofia prima ». Se è legittima una filosofia della natura, è legittima anche una filosofìa della storia, posto che si conosca il divenire storico come una categoria irridu­ cibile alle altre. Se la storia è il passato, filosofia della storia è non tanto e non propriamente profezia circa il futuro, quanto piuttosto e propriamente compren­ sione del passato; anche se, appunto l’approfondimento filosofico del passato' 88

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