LE ''RANOCCHIE,, DEL VICO E UN QUADRO CON LE RANOCCHIE di Stefano Bottari

I gnoto : Latona e i contadini di Licia. agli studiosi ma agli stessi lettori del Vico, per gli accenni diversi e i chiarimenti che si trovano tanto nella prima che nella seconda Scienza Nuova. Intendo solo fermarmi sulle « ranocchie » rimaste per lungo tempo misteriose: quelle originate dalla trasformazione subita dagli uomini in seguito al parto di Latona, e che si vedono appunto riprodotte nel quadro presentato ai lettori. Il passo ad esse relativo ha dato luogo a diverse supposizioni, e lo stesso Nicolini, vale a dire il più acuto e fortunato interprete degli enigmi vichiani, prima di proporre l’interpretazione esatta o di indicare la più attendibile delle fonti vichiane, era, anche lui, dovuto ricorrere, per dare di quel brano una spiegazione che met­ tesse a tacere la pedanteria a tratti corriva di precedenti interpreti (il Nicolini cita in proposito il positivista Garofalo), ad ingegnose congetture. Le « ranocchie » richiamate in quel brano, sarebbero state quelle che altrove lo stesso Vico chiama « ranocchie d’Epi- curo »; e il Gentile, che accolse e fece sua la interpretazione pro­ posta con molte riserve dal Nicolini, la sviluppò ulteriormente, ag­ giungendo che Epicuro — secondo un passo di Censorino — ne avrebbe parlato svolgendo la dottrina della origine naturale dell’uo­ mo. Quelle « ranocchie », in altri termini, avrebbero simboleggiato gli uomini allo stato di pura natura o, per dirla con lo stesso Vico, gli uomini prima che incominciassero « a umanamente pensare ». « Non dunque — concludeva il Gentile, riecheggiando immagini vichiane — ranocchie, ma uomini, e grossi uomini " goffi e fieri ”, giganti, i Politemi di Omero, primi padri del genere umano, per Vico come già per Platone. Le ranocchie son simbolo dei primi uomini, che il mito fa nascere dalla terra: dalla terra e dall’acqua, 4 3 4

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