Santino Caramella, La personalità filosofica del Vico. 1930

•ssam >1,'INDICE 5 OIDG. « 1030 PAG. I La personalità filosofica del Vico s I. Per comprendere quel che valga e signi­ fichi il pensiero di G. B. Vico nella storia della filosofìa, bisogna rifarsi anzitutto alla contemplazione delle vicende, speculative e culturali in cui si travagliò il suo tempo, in Italia <• fuori. In Italia, b: grandi sintesi filosofiche con cui -i chiude il Rinascimento (Telesio, Bru­ no, Campanella) .sembrano segnare il ter,mi­ ni' ili una storia, e con la loro stessa gran­ dezza rappreseiilaic gli ultimi altissimi guizzi •fii una fiamma che si spegno. L ’acuto oc­ chio di Ilei timido Spaventa non vedeva tra esse, il Vico e il pensiero del Risorgimento alcun diretto legame storico. Donde la sua nota teoria della circolazione del pensiero itali.ino nel pensiero europeo, secondo .la qua­ le, con la fine della Rinascita, l ’impulso nregressivo della filosofia moderna esce d’I­ talia, ove pur era nato ma per la decadenza politica e civile non .poteva mantenersi at­ tln i; e trova migliori fortune oltr’Alpi, da Cartesio a Hegel : finché la filosofia post­ kantiana non riconduce in Italia questa mo­ derna speculazione, con Galiuppi, Rosmini e Gioberti, che ripetono per loro conto .lo svi­ luppo del nuovo idealismo, con aspetti pa­ ralleli a quelli della serie Kant, Fichte, Schelling, Hegel. .In questo quadro storico dei massimi sistemi moderni, Vico torreggia come un grande solitario, che riprende da un lato i problemi del Rinascimento, dn.ll’al Ho pici ni le j*<•nì;nl 111 <-nt■ - I• ili itt lille del Rii iii.nilR'iMiiin, il quulii saluteià in lui j I padre della « filosofia della storia », Jti meno gu- 'iiitilo delle sue scoperte. Riduccrwloei per un momento a questo punto di vista sommatili, possiamo inquadrare la solitudine del Vico nel possente dramma delibi filosofia moder­ na, che è tutta intesa alla ricerca di un nuo­ vo concetto, unitario e non dualistico, dello spirito. Questo nuovo concetto era stato in- travveduto nel Rinascimento ,ma come som­ merso ancora n e ll’unità fervente, oscura e indistinta della natura. L ’antichità aveva de­ lineato lo spirito, perchè era Dio e non l ’uomo, e lasciava l’uomo o vuoto di valore, immanente o ricco soltanto di un valore non suo, di una creazione non sua. I germi di una più comprensiva concezione che il Cri­ stianesimo aveva ipure portato con il suo vo­ lontarismo, con l’etica dell’amore, con l ’e­ saltazione della provvidenza, erano rimasti ancora poco fecondi; i germi che l ’Umane­ simo aveva gittato, con la rivalutazione dei valori umani, si erano»penduti nell’idea di una divina natura, incarnazione concreta del­ l ’assoluto, Che tutto generava da se e tutto in sè riassorbiva, -— dove il tenue lume del­ l ’autocoscienza su cui ricomincia a insistere Campanella si perde come una stella nello splendore del sole. zànche Bacone, che co­ mincia a veder ravvivarsi questa piccola face nell'attività inventiva c progressiva dell’uo­ mo, ministro a un tempo e dominatore lidia natura, resta incatenato tuttavia a un puro naturalismo ; come Galilei, che pure scopre la capacità cieativa della scienza umana-nel- Lcsperimenlo, e hi possibilità di un valore assiduto della conoscenza umana nelle ina- tematk he. La prima vivace reazione, il primo ten­ tativo di uscire da quella confusione delle lingue che era il Rinascimento, è di Carte­ sio : il q u a le risc o p re lo sp irito com e p u ro p en siero , c h e c o n tie n e in sè, im m e d ia tam e n ­ te, il suo essere ; tanto puro, che sf oppone ora nettamente e rigidamente a una realtà naturale meccanica ed estesa; tanto puro, -L. _ - - o lio ertilo ratrinvw » frrv lifl;!.- sviluppa grado a grado, e che ogni momento dello 'sviluppo ha una sua autonomia e un suo valore concreto ; scopre questa autonomia e questo valore proprio là dove non erano mai stati riconosciuti, nella fantasia e nella volontà utilitaria; scopre il principio dell’u­ nificazione del molteplice nella storia, che soggettivamente è unità del vero e del certo e oggettivamente è lo svolgimento dell’uni­ tà dello spirito attraverso il inondo delle nazioni e il processo dei tempi. La trascen­ denza e l’immanenza si unificano in questa nuova dialettica; l ’assoluto e il relativo, l ’u­ niversale e l ’individuale compaiono in una sintesi indissolubile, che oppuntb è 11 con­ cetto moderno dello spirito. A queste altezze giungeva d’un subito il •genio del Vico perchè si liberava, con im­ provvisa e radicale redenzione, dalle pastoie dei problemi, classici in cui stava ancora av­ vinta la filosofìa del suo tempo. Ma in questa liberazione che si manifesta storicamente con la decisa critica del cartesianismo, sta an­ che ila radice della sua oscurità. Il pensiero del secolo X V III e dell’epoca romantica giungeva poi, più faticosamente ma con più chiarezza, agli stessi risultati fondamentali, appunto perchè si 'attardava a risolvere ed eliminare gradatamente i residui della tra­ dizione : coll Berkeley e Hurtìe portando il soggettivismo e l ’empirismo alle loro estre­ me c paradossali conseguenze, — con Rous­ seau riscoprendo lo spirito polla natura (una natura non più geometrica, ma libera c vì­ va) c, nello spirito come spontanea energia naturale, ila dialettica della doppia volontà dell’ individuale e dell’ universale, — con Kant infine compiendo la sua rivoluzione, che ritrova nella certezza soggettiva l ’uni­ versalità del vero, nell’attività creativa del­ la conoscenza la matrice e l ’unità interiore della natura, nella coscienza etica la rivela­ zione dell’Assoluto. Dopo Kant, con prodi­ giosa rapidità, i romantici possono determi­ nare via via tutti gli aspetti della nuova idea dello spirito -già indicati dal Vico : la dialettica, ,!o sviluppo dalla fantasia alla ra­ gione e dall’utilità alla moralità, la sogget­ tività assoluta del vero, l ’unità di natura e coscienza, la storia come sintesi del reale. IL Ma la solitudine del V ico è solo apparente ; il suo isoli amento di frónte al movimento circolare,del pensiero europeo è solo il di­ stacco del genio e del profeta dal terreno storico donde pur prende le mosse. Se per la forza delle sue eccezionali qualità inven­ tive e della sua personalità drammatica tor­ reggia sopra un mondo di pigrtieì, per la linfa di cui si nutre è bene imparentato con questo mondo. Vaile a dire che da un punto di vista più concreto dobbiamo considerare il Vico come la mente sublime in cui si po­ tenzia e arriva inaspettatamente alle conse­ guenze più lontane tutto il processo della cultura italiana del Seicento, non morta in realtà, ma faticosamente e oscuramente in­ tesa a cercare nuovi princìpi da donine al mondo moderno, •- priva soltanto della luce, ina anche libera dall peso, dei grandi sistemi. E invero tutto il nostro Seicento si po­ trebbe già dire, nei suoi aspetti positivi, pre- vichiano : in quanto proprio quegli aspetti furono poi i punti di partenza del Vico. Nel­ l ’estetica esso cominciava a scoprire il gusto e 1 ’ k ingegno » come attività e qualità indi- pendenti dalla coscienza razionale ; attraver­ so la meditazione delle arguzie barocche e del «concettismo» poetico il Tesauro e il Pellegrini e PEttori scorgevano in quel gran gli errori di tutto il suo secolo, è contro Car­ tesio rivendica i valori delle 1iuuianitat.es e della metafisica del Rinascimento, di cui si nutre la nuova filosofia del D e Antiquissi­ m a ( 1710 ). Ma in .fondo, è ancora un carte­ siano, perchè ancora non intende la sto­ ria e la sovverte a sua posta per .cercarvi a r­ bitrarie autorità. Un decennio di meditazioni gli darà a poco a poco Ravviamento a usci­ re da questa condizione contraddittoria ; un decennio di creazione intensa e assidua ( 1710 - * 73 °) gli rivelerà via via tutte le sue grandi « scoperte » ; la fantasia e il mito, Omero e il valore della barbarie, il diritto uni:versale e la storia ideale eterna, — la Sciensa Nuova. vichialio ; vale a dire quel dualismo tra na­ tura e spirito; — tra il mondo fisico creato soltanto da Dio e il mondo- della poesia e del diritto e della storia (in un primo tempo quello delle matematiche) creato dall’uomo con l ’ aiuto di Dio, l’ uno sostanzialmente opaco e chiuso al pensiero,.l ’altro perfetta­ mente chiaro e aperto, •— . che rimane fino a ll’ultimo, sebbene a poco a poco assotti­ glialo e ridotto,, a limitare lo sviluppo della speculazione del nostro. Filosoficamente, in­ vero, il dualismo gli veniva dalle dottrine neop’latoniche in cui aveva trovato la prima base dèi suo assiduo meditare : ma appunto l’intima fede cattolica, con ,cui in apparenza esse meglio si accordavano (nella forma ela­ borata dalla Patristica e da Agostino e dall Cusano e dal Ricino), impedì a quelle dottri­ ne di!’precipitaré, dissolute, in un nuovo im­ manentismo. La realtà concreta del mito saliva a celare quella fittizia dell’ astratta P ietro G au — Mammina A un’analisi minuziosa di tutte le sue pro­ gressive manifestazioni, il pensiero del Vico appare del resto ancora più ricco di momenti e di trapassi particolari, e ancora più prodi­ gioso nella -genialità delti’Uil'teuna sua fast. Ma quando egli, scrivendo nel fervore stef- so di questa fase VAutobiografia, rifaceva il cammino percorso- alla luce dei risultati rag­ giunti e ritrovava questo definitivo e veto sé stesso anche nei prèmi incerti inizi, non o b b ed iv a so lta n to a u n a esig en z a so g g e ttiv » , ma sì ispirava a u n a sic u ra co scie n z a d ì (inol­ io che era stato il suo non facile camm ini Perchè il Vico era stato sempre qtlello stes­ so che ascendeva ora nell’olimpo eroico dd- ln ni il .n in n ile filosofia : inteso a comprendi: naturi ; le positive creazioni del diritto c della 1 società umana assorbivano in un supe­ riore movimento spirituale il materiale pre­ supposto dei dati di ambiente e di Ritto ; ina su questa nuova scena la metafisica posta come introduzione al Diritto universale con­ tinuò sempre a gettare la sua ambra possen­ te e definita. Anche la celebre teoria dei « ricorsi », che arresta il progresso dello spi­ rito-in un circolo chiuso, — che certo si è già ripetuto una volta nella storia, ma forse si ripeterà nell’infinito dei tempi e dei m o n ­ di è da col'cgare con queste platonismo distiano, che ha sete in. tutto di fissità e di assolutezza e di forme eterne : sebbene la prèma ripetizione del. cicloAimlln «Am » -

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