DARIO FAUCCI, Vico e Grozio «giureconsulti del genere umano». Ediz.di "Filosofia", 1969

PERSONALITÀ E AMBIENTE STORICO 3 Quest’altissimo apprezzamento della giurisprudenza romana che conteneva in nuce il motivo di dissenso fondamentale dal giurista olandese, non impedisce d’altronde che l’apprezzamento del Grozio, fatto dal Vico nell’Autobiografia, suoni, com’è noto, altamente posi­ tivo. In lui « vide il q u a r t o a u t t o r e da aggiugnersi agli altri tre che egli si aveva proposti » (8), cioè Platone, Tacito e Bacone. Lo aggiungeva ritenendolo superiore, perché mentre Platone, egli dice, <c adorna piuttosto che ferma la sua sapienza riposta con la volgare di Omero », Grozio « ferma » la sua sapienza sul diritto naturale con le testimonianze di Omero e dei poeti; mentre Tacito non organizza in sistema i fatti, che rimangono « sparsi e confusi », e Bacone, nonostante l ’idea della grande riforma « di tutto il sapere umano e divino », « intorno alle leggi non si innalzò troppo all’uni­ verso delle città... di tutti i tempi e di tutte le nazioni », di fronte ad essi Grozio « pone in sistema di un diritto universale tutta la filosofia e la filologia in entrambe le parti di quest’ultima, sia della storia delle cose o favolosa o certa, sia della storia delle tre lingue, ebrea, greca e latina, cbe sono le tre lingue dotte die ci sono pervenute per mano della cristiana religione ». In questo brano dell’Autobiografia il giudizio elogiativo del Grozio è pieno, senza riserve. Il quarto « auttore » è quello che, dopo gli apporti parziali, metafisici e metodologici, dei tre prece­ denti, illumina il più ampio orizzonte di esperienze storiche, tutto il mondo della società umana (cc societas generis Immani »), che il Vico si accingeva a interpretare nella sua genesi e nella sua struttura. Grozio intanto già ne dava una visione sistematica, organica, unitaria. Egli guardava all’c universo delle città », « di tutti i tempi e di tutte le nazioni », alle norme di un vivere secondo ragione, ossia secondo il diritto, per quanto aveva di fondamentalmente comune al disopra delle differenze di tempi e di luoghi. Grozio si era accorto e inse­ gnava che la lingua e la poesia sono le testimonianze, i monumenti del diritto delle genti, « fermava » cioè fondava la sua sapienza « sulle testimonianze di Omero ». Tale era la « groziana sapienza del diritto naturale ». Le caratteristiche strutturali del pensiero groziano consistono nell’cc organizzazione dei fatti » a differenza di Tacito, e di « tutti i fatti », a differenza di Bacone; e, insieme ai fatti, delle idee, cioè il vero, nel sistema del diritto. Grozio dunque sapiente di filosofia e di filologia, capace di intendere il vero ritrovandolo nel certo delle cose e delle lingue. Cosi la designazione del diritto universale come sistema appunto di tutta la filosofia e di tutta la filologia, richiama quella ben nota della Scienza nuova. In questa pagina sembra dunque che Grozio abbia realizzato già esemplarmente tale scienza e dato il modello perfetto dell’opera che il Vico — quando scriveva queste

RkJQdWJsaXNoZXIy NDAzODM4