Vita

Pietro Piovani nasce a Napoli il 17 ottobre del 1922, dove muore il 13 agosto del 1980, a soli cinquantott’anni. Si avvicina molto giovane alle vita accademica, già durante la seconda guerra mondiale, in quel difficile crocevia tra vecchio e nuovo, tra regimi che tramontavano e repubbliche che sorgevano. Allievo del filosofo del diritto Giuseppe Capograssi, ne segue gli insegnamenti, che lasceranno una traccia visibile nella sua ricerca dei presupposti valoriali della vita umana.

Piovani può considerarsi esponente, o forse meglio caposcuola, di una corrente filosofica napoletana che comprende con lucidità il tramonto del mondo culturale idealista: consapevole degli enormi risultati di quella stagione filosofica – protrattasi fino agli anni della sua giovinezza, ma entrata in crisi con il disastroso scontro europeo – ne ripensa i presupposti, criticandone i risultati. Allo stesso tempo, però, vuole e riesce a conservare la centralità della storia, che diventa il teatro dello sviluppo dell’uomo come essere morale. Nella commemorazione pronunciata all’Accademia Pontaniana il 29 marzo 1982, Fulvio Tessitore ricorda che «Eugenio Garin ha visto giusto quando ha inquadrato la formazione di Piovani in quella cultura napoletana che dopo la guerra, ripensando l’egemonia dell'idealismo e comprendendo lucidamente la fine di una stagione lunga e feconda, avvertiva il necessario aprirsi al nuovo ed al diverso senza i furori iconoclasti, senza i processi rumorosi e impietosi intentati da un'altra ala della cultura nazionale, che in nome di rinverditi fremiti di passione scientistica, si è creduta all'avanguardia solo perché ha rifiutato la storia, la storia della nostra cultura, quasi sentendo vergogna per le proprie origini. Di fronte a questi contorsionismi avanguardistici, Piovani, educato da Giuseppe Capograssi ad essere libero, cioè se stesso, ripensò senza concessioni l'esperienza dell'idealismo e si aprì alle voci più disparate che venivano da ogni parte della cultura europea». La filosofia di Piovani presuppone una visione anti-universalistica dell’uomo, che in quanto essere limitato è spinto continuamente a ricercare nuovi punti di riferimento. L’assenzialismo, ovvero l’assenza di fondamento della vita umana, è proprio ciò che restituisce l’uomo alla sua natura più genuina. La filosofia morale di Piovani, dunque, è stata ben definita come una fenomenologia dell’individuale, a sottolineare l’impossibilità di descrivere un’esistenza fondata su valori universali e monolitici.

Professore universitario dal 1953, Pietro Piovani ha insegnato nelle Università di Trieste, Firenze e Roma, fino ad approdare dieci anni più tardi all’Università di Napoli e all’insegnamento di Filosofia morale. Qui ha costituito e rafforzato una vera e propria scuola, che ancora oggi si riferisce al suo pensiero come a un punto di riferimento imprescindibile.

 

Per un profilo più completo si veda la già citata commemorazione di F. Tessitore, accessibile qui.

Gli studi su Piovani sono ormai molti. Per un’informazione cfr. P. Amodio (a cura di), Bibliografia degli scritti su Pietro Piovani, 1948-2000, Napoli, Liguori, 2000 (opuscoli della Fondazione P. Piovani per gli studi vichiani); il successivo aggiornamento, sempre a cura di P. Amodio, Bibliografia degli scritti su Pietro Piovani (2000-2007), in «Archivio di storia della cultura», XXI (2008); e il più recente volume di G. Morrone, La scuola napoletana di Pietro Piovani: lettura critica e informazione bibliografica, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015 (Sussidi eruditi 94).